“Ma dottore, ho solo 19 anni, come vivrò tutta la vita senza la cistifellea?” “Dovrai osservare una dieta, non c’è niente di difficile. Ma se non ti operiamo, i calcoli potrebbero scendere lungo il dotto cistico, attraversare il coledoco e incunearsi a livello dell’ampolla di Vater, il che potrebbe provocare una pancreatite acuta (tieni presente che si stima che i calcoli sono responsabili di una percentuale che va tra il 16 e il 70% di tutte le pancreatiti acute). Se invece ti operiamo, non avrai questi rischi”.
Ma veramente?
Purtroppo questa pratica è molto frequente, se non vogliamo dire che è il percorso consigliato o, peggio ancora, l’unico. Tu, una persona con problema di salute o in sofferenza fisica vai dal dottore, il quale (“ha studiato, deve sapere”) ti visita. Se non sa, ti indirizza verso una visita specialistica. Se crede di sapere, ti prescrive dei farmaci che, pur apportando qualche vantaggio, sono tossici e, a volte, distruggono il tuo fegato e il problema (magari non lo stesso per cui ti hanno prescritto i farmaci), alla fine, compare di nuovo o nello stesso o in altro posto. Ma anche la visita specialistica si conclude con la prescrizione di farmaci pesanti o con un “bisogna operare”.
Ora, non voglio dire cattiverie sui chirurghi, sono brave persone, hanno passato i migliori anni della loro vita a studiare le malattie e a lavorare sulla carne viva, facendo pratica su gente che si fida e credendo ciecamente che la loro professione può veramente curare.
Più operazioni fanno, più si convincono che è la cosa da fare. Lo consigliano ai loro amici e parenti, si operano fiduciosi se si dovesse capitare. La professione di chirurgo ti cambia il carattere e ti cambia la vita. In tutto il mondo i chirurghi sono molto rispettati e ben pagati. Ed è ragionevole perché offrono la loro vita al servizio della medicina e delle persone.
Ma ai pazienti, a queste persone che vengono tagliate tutti i giorni in tutto il mondo in seguito a operazioni programmate, …a qualcuno di loro doveva venire l’idea “come farei senza l’intervento? Fra le varie possibilità, è davvero questa la mia unica speranza?” Abbiamo un amico. Chiamiamolo Amleto per non disturbare la sua privacy. Ha avuto calo di pressione ed è caduto. È caduto male: ha urtato il tavolo e si è danneggiato il collo. Ha avuto un attacco ischemico transitorio. Tuttavia, alla TAC, qualche luminare ha visto che nel canale midollare c’erano degli osteofiti, delle formazioni ossee che protrudevano verso il lume. Ce le aveva da chissa quanto tempo e certamente non erano stati gli osteofiti a causare l’ischemia.
A seguito della caduta Amleto aveva sviluppato qualche segno di paresi ma già dopo pochi giorni dava segni di ripresa e aveva iniziato a deambulare con il girello. All’ospedale gli hanno detto che forse si le funzioni motorie si sarebbero sistemate, ma che probabilmente sarebbero rimasti degli esiti. Inoltre gli hanno detto che la condizione del suo canale midollare era pericolosa in quanto ci sarebbe stato il rischio che, a seguito di un trauma (come ad esempio un incidente stradale), sarebbe potuto rimanere paralizzato, perché uno degli osteofiti avrebbe potuto lesionare il canale midollare e compromettere, forse in maniera irreparabile, il suo sistema nervoso.
Tuttavia, non hanno mancato di informarlo che se si fosse fatto operare (ta-daaa) non avrebbe più corso questo rischio. Il nostro Amleto si è lasciato convincere e si è operato. Indovinate che cosa è successo?
Ci sono due buone notizie. La prima è che il dottore aveva ragione: il rischio di essere investito e la possibilità di rimanere paralizzato non ci sono più! Purtroppo, ciò è vero in quanto a seguito dell’operazione (sbagliata) Amleto non può più guidare, non può uscire dalla casa dopo che mangia quindi non può più andare al lavoro. Ma c’è la seconda buona notizia: percepisce la pensione di disabilità e troverebbe sempre parcheggio perché i disabili hanno uno stallo riservato, peccato che però la macchina ormai non la può più guidare. Deve avvalersi dei servizi di una badante e passa il tempo in fisioterapia e a casa.
Come è potuto accadere che dall’essere una persona normale, sana come tutti, Amleto vive ora la vita in questo modo?
Credo di capire che cosa succede. Quando il dottore, sopratutto se è un chirurgo, parla con il paziente, è convinto al 100% che sta facendo la cosa giusta per il paziente. I suoi consigli cordiali in maniera velata si trasformano in minacce: se non ti tratti come dico io, so che ti arriveranno tanti problemi che rimpiangerai il giorno in cui non mi hai ascoltato. Nella mia pratica, vedo tanti come te, tutti si operano, tutti stanno bene dopo, quindi non ci rompere qua le…, ehm, i protocolli e non succederà niente, starai bene, firma qua.
Sotto la pressione di tale autorità, il paziente cede. Perché il dottore conosce le malattie e le statistiche. Perché il dottore sa fare il suo mestiere. Peccato che il dottore talvolta non mi dice che fra le complicanze di questa operazione potrei rimanere disabile a vita o vivere con restrizioni assai poco desiderabili. Perché il dottore conosce il suo mestiere, conosce le statistiche ed è cosciente che le complicazioni post operatorie irreversibili capitano più frequentemente di quelle patologie che non sappiamo neppure pronunciare, di cui non abbiamo idea, con cui ci ha spaventato a morte per farci operare.
Tornando all’unica speranza a cui accennavo qualche riga sopra: anche essendo nel panico e sotto minaccia, fatevi sempre la domanda: veramente la cosa che mi dice la persona con il camice è la soluzione migliore per il mio corpo? O forse è l’unica soluzione che questa persona mi può proporre perché conosce solo questa? Nessuno tranne voi stessi può decidere, altri possono solo dare i suggerimenti e prestare servizi medici provenienti dalla propria esperienza e istruzione.
Se vado al mercato e voglio comprare la verdura, mi proporranno le erbette, le coste, la lattuga gentile, iceberg, i carciofi, le carote, penso che si capisce che voglio dire che ci sono le possibilità. Ma se vengo al banco dove vendono solo le carote, il venditore mi può proporre solo questo, non ha altro, vive nella fattoria delle carote e mangia solo le carote. Ma sta a me a decidere se voglio veramente mangiare solo le carote (senz’altro buone per la mia salute) tutta la settimana o se voglio vedere quali altre soluzioni mi offre il mercato.
E alla fine torno alla ragazza con i calcoli alla cistifellea. I calcoli si sciolgono in poco tempo con la terapia con Su Jok. Ho un post con le spiegazioni dettagliate su che cosa bisogna fare. È un’applicazione semplice di moxa nei sistemi di corrispondenza standard. Si tratta di un approccio non invasivo, non doloroso, che permette di lavorare a livello energetico e quindi indirizza l’organismo a elaborare il problema da solo, dandogli soltanto delle dritte.
Lo troverete seguendo questo link. https://lnx.sujok.it/2019/05/06/trattamento-dei-calcoli-alla-cistifellea/
La medicina occidentale ormai si è attrezzata a non trattare il paziente nel suo insieme, non va a indagare quale è l’origine del disturbo del paziente. I dottori seguono protocolli che dovrebbero funzionare per tutti. Non so se è una buona o una cattiva notizia, ma siamo tutti diversi. Il corpo di ciascuno risponde a qualunque intervento, soprattutto a quello con il bisturi o con il farmaco, in una sua maniera del tutto personale. Alla fine della fiera, il paziente impaurito detiene sempre la responsabilità, ma la passa al dottore. E il dottore si nasconde dietro i protocolli. Non sarà nè punito, nè espulso se ha seguito il protocollo, anche se poi il paziente è morto.
Scrivo tutto questo articolo perché ho la mia esperienza con i chirurghi. Sono stata ricoverata per partorire perché si stavano rompendo le acque, i ginecologi mi gridavano in due, minacciavano che la mia bambina (ancora non nata) sarebbe morta perché rifiutavo l’antibiotico previsto dal protocollo. Mi ha sostenuto la mia mamma e ho firmato il rifiuto di questo protocollo. Hanno detto che non gli è mai capitato che la donna con i dolori abbia questo comportamento e non capisca cosa dicono i dottori. Invece capivo bene e ancora mi ricordo ogni parola detta quel giorno, che mi ha portato a stretto contatto con la medicina ospedaliera. Abbiamo una brutta realtà, ma so che si può resistere e uscire vincitori.
Prendete la vostra responsabilità nelle vostre mani. Ascoltate cosa dice la vostra voce interiore. Zittite la voce della paura e ascoltate.
Vi invito a condividere le vostre esperienze di trattamento con i metodi della medicina occidentale e alternativa nei commenti.
Se avete un punto di vista diverso dal mio vorrei sentire le obiezioni, magari un’esperienza diversa farà allargare il mio campo di vista e cambiare l’opinione delle persone che la credono come me.
Buona salute a tutti!
Giulia